mercoledì 29 novembre 2017

Vivere come una formica


L'altro giorno ho visto una formica che trasportava una foglia enorme.
La formica era piccola e la foglia doveva essere almeno due volte il suo peso.
Ora la trascinava, ora la sollevava sopra la testa.
Quando soffiava il vento, la foglia cadeva, facendo cadere anche la formica.
Fece molti capitomboli, ma nemmeno questo fece desistere la formica dalla sua impresa. L'osservai e la seguii, finché giunse vicino a un buco, che doveva essere la porta della sua casa.
Allora pensai: "Finalmente ha concluso la sua impresa!".
Mi illudevo. Perché, anzi, aveva appena terminata solo una tappa.
La foglia era molto più grande del foro, per cui la formica lasciò la foglia di lato all'esterno ed entrò da sola.
Così mi dissi: "Poverina, tanto sacrificio per nulla".
Ma la formichina mi sorprese.
Dal buco uscirono altre formiche, che cominciarono a tagliare la foglia in piccoli pezzi.
Sembravano allegre nel lavoro. In poco tempo, la grande foglia era sparita, lasciando spazio a pezzettini che ormai erano tutti dentro il buco.
Immediatamente mi ritrovai a pensare alle mie esperienze. Quante volte mi sono scoraggiato davanti all'ingorgo degli impegni o delle difficoltà? Forse, se la formica avesse guardato le dimensioni della foglia, non avrebbe nemmeno cominciato a trasportarla.
Ho invidiato la perseveranza, la forza di quella formichina.
Buona vita!

sabato 25 novembre 2017

Contro la violenza sulle donne

DONNE.

DONNE INERMI 
DONNE FERITE
MADRI MIGRANTI 
DONNE UCCISE
CON L'UNICA COLPA 
DI ESSERE FEMMINE
SONO QUESTE LE DONNE 
CHE VI FANNO LA SPESA
LAVANO I PIATTI 
DEL SABATO SERA
PULISCONO IL CULO 
AI VOSTRI BAMBINI
E MENTRE VOI 
CI FATE L'AMORE
LORO LA TESTA  
CE L'HANNO ALTROVE
PENSANO ALLA GUERRA 
DEL GIORNO DOPO
CHE LE VEDRA' 
COMBATTERE SOLE
PER ROMPERE IL FRONTE 
DI UNA GUERRA CIVILE
IN UN MONDO TUTTO 
PENSATO AL MASCHILE
CHE NEGA IL DIRITTO 
DI AMARSI E LASCIARSI
SENZA IL PERICOLO 
CHE GENERI MOSTRI
NELLA CONFUSA 
MENTE DELL’UOMO
QUESTA GUERRA DEI SESSI 
NON VEDRA' MAI LA FINE
SE NON COMINCIAMO 
A GUARDARCI 
COME PERSONE
MA COME FANTASMI 
DI UNA FATUA OSSESSIONE.
(di maestrocastello 25/11/2012)

giovedì 16 novembre 2017

L'Italia nel pallone!

L'Italia nel pallone!
Sembra incredibile, ma la nazionale italiana non andrà in Russia a disputare i prossimi mondiali di calcio. Cose dell'altro mondo!
Siamo stati eliminati dagli svedesi che non saranno dei grandi campioni, ma hanno svolto un compito semplice semplice: hanno fermato i nostri strapagati campioni che se li vai a comprare al calciomercato, ci vogliono un casino di milioni per ognuno.
Grande iattura! Avete afferrato la gravità della cosa?
Il portiere Buffon parla della delusione generale e delle ripercussioni sociali che questo avvenimento comporterà.
Ma scherziamo? Ora ci levano anche il pallone e che ci resta solo il Grande Fratello e Mister chef?
Credo che siamo nella pazzia più totale, con tutti i problemi seri che ci troviamo ad affrontare!
La politica, ad ogni modo, ha sempre confidato nel calcio per distrarre la mente della gente dai problemi reali del paese. Come farà adesso? Dimenticavo, c'è sempre il campionato è le partite di coppa per qualche tempo.
Il circuito del calcio a pagamento, Sky e Premium, è comunque salvo; tanto la nazionale l'avrebbero data sui canali nazionali della Rai.
Ci sono ancora le partite del fine settimana a tenerci impegnati sul divano di casa.  Che furbi, per creare maggiore dipendenza le hanno sapientemente spalmate dal venerdì alla domenica, così da tenere i maschietti italiani incollati al televisore per tutto il weekend.
Le mogli sperano di uscire almeno la domenica, ma scherziamo? 
Oggi la Juve gioca con l'Inter!
Il calcio è un veicolo commerciale pazzesco e si spendono milioni di euro a valanga per imbottire le nostre squadre di stranieri e poi manca il lavoro in Italia!
Il rapporto italiani/stranieri in ogni squadra si è ormai ribaltato e certe domeniche vedi che gioca un solo italiano su undici: Ranocchia!
Incredibile, ti sembra di stare all'estero! Poi ci lamentiamo che come nazionale non contiamo più nulla. 
Una volta c'era il dilemma fra Rivera o Mazzola, oggi fra Zazza o Eder!       Da tempo non sforniamo più campioni dai vivai, perché i vivai non esistono più; preferiamo andarli a comprare altrove i campioni; che tanto campioni spesso non lo sono.
Non sarò certo io ad elencare tutte le colpe di questa debacle nazionale, colpe che non sono del solo allenatore, badate!
Certamente qualcosa non va nel sistema calcio che va rifondato.
Questa esclusione per me è salutare, almeno ci costringe a riflettere su alcune cose: se sia giusto dare tutta questa importanza ad un pallone che rotola nell'erba, quando di problemi ce ne sono tanti più importanti. Eppoi, se sia giusto sentirsi italiani solo quando gioca la nostra squadra di calcio.













Inviato da iPad

lunedì 13 novembre 2017

Facebook, banco di prova delle nostre capacità di scrivere correttamente

Facebook come cartina tornasole.
La cartina torna sole, o meglio cartina al tornasole, e' un attrezzo di laboratorio di chimica e si utilizza per verificare caratteristiche chimiche di una determinata soluzione come reagiscono in determinate situazioni.
Nel linguaggio comune, questo termine viene usato per verificare che una cosa è realmente come tu dici; insomma, una spiegazione che ti schiarisce la mente.
Ad esempio, ci accorgiamo che tanti su Facebook usano normalmente citazioni belle e confezionate o si limitano a cliccare "mi piace" per non fare a botte coi congiuntivi o incorrere in dubbi grammaticali mai risolti : "a" con l'acca o senza? -  "e" con accento o senza?
Chi si avventura a scrivere in proprio, lo fa a proprio rischio e pericolo; rischiando di incorrere in molti dubbi e Facebook si trasforma così nella cartina tornasole delle proprie capacità linguistiche e grammaticali.
A completare l'opera ci si mette pure la tastiera del tablet o telefonino che suggerisce parole a suo piacimento e, se non stai ben attento, la frittata è bell'e fatta.

Buona vita!
P. S. A proposito, "collegio" o "colleggio", con due "g" o ne basta una soltanto?

martedì 7 novembre 2017

LU RRAHÙ DI MIO PADRE


Il ragù o rrahù, come diciamo al mio paese, mi scatena più di qualche bel ricordo: la cosa che faceva infuriare di più mia madre era quando uno di noi scoperchiava di nascosto la pentola del sugo e vi affondava dentro una fetta di pane, lasciando all'interno tracce di mollica.
Il ragù della domenica lo faceva mio padre ed era come assistere ad una funzione religiosa. Questa cerimonia iniziava al mattino: la pentola andava a fuoco lentissimo, ospitava prima il soffritto e man mano arrivavano pomodori a pezzetti, odori e salsa di pomodoro che preparavano l'arrivo degli ospiti d'onore che erano gli involtini fatti da mamma, immancabili la domenica a casa dei miei.
In quella pentola non potevi affondare fette di pane perché papà la teneva sotto controllo continuamente e la seguiva durante il borbottìo e la mescolava spesso per non "farla attaccare".
Io, che la domenica dormivo fino a tardi, mi svegliavo puntualmente nel preciso istante che papà aggiungeva al ragù un bicchierino di "Vecchia Romagna etichetta nera" e quel ragù cominciava ad emanare un profumo in tutta la casa che avrebbe svegliato pure i morti.
Mentre girava per casa o si faceva la barba, sigaretta sempre accesa, mio padre Donato, come una guardia carceraria che tiene d'occhio i suoi carcerati; continuamente andava nei pressi della cucina, ove controllava e girava il ragù e gli involtini suoi amici.
Quando era l'ora del pranzo canonico, tutti a tavola a divorare le orecchiette fatte a mano da mamma che si affondavano nel sugo di papà. Le orecchiette a papà piacevano giganti, perché si riempivano di tanto sugo.
Poi veniva la volta degli involtini e qui mi vengono alla mente due cose: la prima che spesso mi pungevo il palato, se mamma aveva chiusi gli involtini con lo stecchino, invece di cucirli col filo, come faceva di solito e l'altra: che puntualmente mi macchiavo di sugo l'unica camicia bianca che m'ero messo per l'occasione.
Mi mancano tanto le orecchiette di mamma che affondavano nel rrahù di papà.

maestrocastello

sabato 4 novembre 2017

Monumento ai caduti.


Oggi è il 4 novembre, giorno dell'Unità nazionale e giornata delle Forze Armate è l'unica festa nazionale, istituita nel 1919, abbia attraversato tutte le età dall'Italia liberale, fascista e repubblicana; col consenso unanime. In occasione del 4 novembre e dei giorni immediatamente precedenti le più alte cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto, la cui salma riposa presso l'Altare della Patria a Roma. Ogni paese d'Italia ha un proprio Monumento ai Caduti ed anche a Sant'Agata troneggia il monumento ai caduti, in Piazza XX Settembre che fu inaugurato nel 1971.
In quella occasione, il prof. Carmelo Volpone (Rip) scrisse una composizione in versi, " il monumento ", in dialetto santagatese, che trovate a pag 343 del suo libro " Sant'Agata di Puglia nel tempo".
L'autore s'immagina, a notte fonda, di veder scaturire da questo monumento una miriade di soldati caduti in guerra che fanno finalmente ritorno in paese, un ufficiale che li inquadra e concede loro la libera uscita. Questi fanti si abbracciano, come tornassero dopo tanto tempo da molto lontano, poi invadono le strade del paese, fino alle case dei propri parenti; impazienti di riabbracciarli. Quando si sta facendo ormai mattino, ritornano tutti in Piazza, al monumento e, avvertito il suono di tromba intonare "il silenzio"; si ritirano in buon ordine all'interno di quel monumento.
Il tocco finale è dato da una mamma che guarda il monumento con la lunga lista di soldati caduti e dice piangendo:
Pecché....sti lutte?!” (Perché questi lutti?)
E noi ci chiediamo:
"Perchè la guerra? "

Vi propongo i versi finali della composizione dialettale che parla di un vecchio che saluta i caduti e la mamma che davanti alla lunga lista di giovani morti in battaglia.

.....Nu vicchiarièrre, traballanne
sòpe re còsse sécche, repassèva,
nfumète cume chéne e sbarluttanne,
pe nu pecché che sule irre sapéva.

Pò se fermèje nu pòche e, léndamènde,
strengènne mmène lu cappiérre a spèra;
s'addrezzèije tutte, huardèije lu munumènde,
alzèje nu vrazze e disse: “Uagliù!...bònaséra!”

Mò, na vècchia, nd'a nu scialle arrauglièta,
se fermé nànze a me, uldema re tutte,
re chiande e re relòre mbriachèta;
me uardèije apprima, e po', :”Pecché....sti lutte?!”

Apriétte re brazza, allòra, e, nfèlice,
l'abbrazzèij,....cume avisse fatte pure tu.
“Ohi!... Pòvera mamma! …., sulamènde rice,
gnurande ije, le sapiétte...., e niénde chù.

(dal libro “Sant'Agata di Puglia nel tempo” del Prof. Carmelo Volpone)

Maestrocastello 

venerdì 3 novembre 2017

Davanti al camino.



Scoppiettano i ciocchi
di ulivo
nel focolare di una casa
di paese, la mia,
vuota oramai d'affetti
che scaldavano
la nostra prima gioventù.
Focolare di casa,
culla oramai di ricordi
sbiaditi
che non possiamo
gettar via;
perché son quelli
che ci scaldano il cuore.
I panni
nelle vicinanze,
messi ad asciugare
dentro le case, l'inverno,
la pignèta di nonna
che brotolava fagioli
fin dal mattino,
le patate nella cenere,
la salsiccia nella stagnola,
le caldarroste nella brace,
castagne arrostite:
calda premessa
ad un buon bicchiere
di vino.
Focolare che al paese
diventa "fucurìle",
aula domestica
di nonna Mariannina,
davanti al quale
ella la sera
soleva contar fiabe
a noi nipotini,
prima che il sonno
ci vedesse tutti
con la testa all'ingiù
" Stéva na vòlda......"

C'era una volta.....
ed ora non c'è più!

maestrocastello

giovedì 2 novembre 2017

Due novembre.



Se nessuno
muore sulla terra
finché vive
nel cuore
di chi resta,
dentro di me
si affollano
ricordi
di affetti
che credevo perduti
e le loro fiammelle
rischiarano
di speranza
i miei giorni
terreni.
( giovanni)