lunedì 30 ottobre 2017

Sale in zucca.


La zucca a Sant'Agata la chiamiamo " la checózza " ed oltre a mangiarla, noi bambini ci divertivamo da piccoli a svuotarla dei semi, modellarla con un temperino, fino a farla diventare "nu facciòme": con tanto di occhi, naso e bocca; spesso frastagliata e ci mettevamo dentro una candela ( lu ceròcele); così si trasformava in una vera e propria lanterna. A guardarla bene, questa faccia illuminata, creava fascino oppure metteva spavento e noi la mostravamo in giro con chiaro intento di spaventare amici e parenti.
Senza saperlo,  noi ragazzi anni 50/60 avevamo anticipato la festa di Halloween, una festività celtica, di moda oggi anche in Italia, di cui a quei tempi non conoscevamo ancora l'esistenza.
Halloween, che ha contagiato mezzo mondo, si festeggia la notte del 31 di ottobre e negli Stati Uniti ha assunto forme accentuatamente macabre e commerciali.
Noi italiani, che non ci facciamo mancare mai nulla, anche se siamo sempre indietro nelle cose che contano, non potevamo lasciarci sfuggire questa ennesima occasione di festa e così Halloween è entrata nella nostra tradizione festaiola. I nostri ragazzi, domani sera si travestiranno da zombi o da lupo mannaro e al grido di "dolcetto o scherzetto " e si divertiranno a cercar di spaventare i loro coetanei.
Molti la vedono come una festa in competizione con le nostre tradizionali feste religiose, forse perché capita proprio a ridosso del 2 di novembre e alla festa di Ognissanti.
Una volta le feste pagane venivano sostituite da feste cristiane, ora avviene il contrario e tanti vedono la festa di' Halloween come festa pagana, ostile e contraria ad un contesto di riflessione e di preghiera a cui invitano le nostre feste religiose dei prossimi giorni.
In verità non c'è da scandalizzarsi che Halloween sia riuscita nel giro di pochi anni a conquistare il nostro Paese con una rapidità e una capacità di penetrazione impensabili, in effetti non è altro che una ripresa di tradizioni antiche, legate alla vita dei campi, alla fine dei raccolti e all'inizio della nuova stagione della semina; tradizioni che si erano abbandonate o in qualche modo snaturate.
Halloween, già nel nome, non indica che la fine della stagione dei raccolti e l'inizio di un nuovo anno di fatiche nei campi. La sopravvivenza di tante famiglie era legata, allora, all'esito che aveva il lavoro bei campi e i contadini, un tempo, confidavano in tante credenze e cerimonie divinatorie.
Secondo le antiche credenze, in questa notte le anime dei morti tornavano sulla terra con streghe, demoni e fantasmi. Già nel Medioevo indossavano maschere per allontanare la morte e fare riti propiziatori.
Oggi i bambini e i ragazzi nel nostro Paese si sono entusiasticamente appropriati, o meglio riappropriati, di questa festa, e in questo modo sono tornati ad essere protagonisti di una celebrazione folklorico-rituale e lasciamo che si divertano.
Sarebbe bello e utile aggiungere al loro entusiasmo e al loro divertimento anche una maggiore consapevolezza rispetto a ciò che stanno facendo e rappresentando e quindi spiegare loro il vero significato di questa festa e che la festa abbia inizio!

sabato 28 ottobre 2017

Tramonti d'autunno

ROSSO DI SERA
Vestito di rosso vermiglio
il tramonto stasera
si tinge di più intenso cinabro,
man mano che guadagna
la linea dell'orizzonte.
Avvolta nell'ombra,
una donna ammira
estasiata i tratteggi
che sembrano lingue
di fuoco nel cielo.
E nel chiarore
che ravviva la sera
ripone fiducia
di un più radioso
domani.
(giovanni 28/10/017)

venerdì 27 ottobre 2017

Ciccicuòtte, tradizione antica per il giorno dei morti.

TRADIZIONE ANTICA

LI CICCECUÓTTE.
Li ciccecuótte era un dolce che ogni famiglia a Sant'Agata di Puglia preparava appositamente per il giorno dei morti e questa tradizione è durata dai primi anni del secolo scorso, fino alla metà degli anni cinquanta.
Il dolce veniva fatto con pochi ingredienti poveri : chicchi di grano messi a bagno e poi lessati (detti, appunto, "cicci cotti"), conditi poi con acini di melograno e cosparsi con vino cotto (mosto fresco di uva cotto lentamente, fino a ridurlo in sciroppo). Oggi vi aggiungono anche pezzetti di cioccolato, per renderlo più sfizioso.
Al mattino del primo novembre vedevi allora frotte di bambini, con un recipiente vuoto in mano, aggirarsi per le strade del paese, bussare alle porte e, quando la gente gli apriva; attaccare questa tiritera: 
" Ciccecuòtte, ciccecuòtte, refrìsche l'aneme re li muòrte".
Era una richiesta: "Per favore, dateci dei cicci cotti, in suffragio dell'anima dei morti! e la gente aderiva volentieri a tale richiesta, convinta di fare cosa gradita ai propri familiari defunti.
Il culto dei defunti, come in altre parti, è molto sentito anche a Sant'Agata e tante famiglie conservano ancora la bella tradizione di preparare ogni anno questo dolce ed offrirlo. 
Da qualche anno i ciccecuótte sono divenuti ormai una sagra paesana che accomuna, ai primi di novembre, un intero paese a rinnovare le antiche tradizioni di un paese che da un insieme di cittadini, per una volta diventa comunità.
PREPARAZIONE
- Mettere mezzo chilogrammo di grano tenero in una pentola aggiungervi 4 dita d'acqua sopra il grano (in modo che quando cresce possa espandersi in essa), metterlo sul fuoco e portarlo ad ebollizione a fuoco alto.

 - Abbassare la fiamma a sobbollore e lasciarlo cuocere per 15 - 20 minuti, non di più.

- Spegnere il fuoco, staccare la pentola dal fornello e adagiarla su un ripiano avendo cura di coprirla con un panno di lana in modo che il grano si raffreddi lentamente nella sua stessa acqua.

- Dopo 3 ore dopo è bello e cresciuto.

- Scolare l’acqua in eccedenza e riporre il grano in una zuppiera.

- Condirlo solo prima di servirlo.


Condimento:  vinocotto, noci, cioccolato, chicchi di melagrano ma anche: uva sultanina – canditi – confettini, gocce di cioccolata.

maestrocastello 

mercoledì 25 ottobre 2017

Quando diventerò bambino

Oggi Vi consiglio il libro dI Janusz Korczack :"Quando ridiventerò bambino".
Non è semplice parlare di lui perché non è semplice parlare dell'infanzia.
Penso ad ogni genitore e al difficile compito che ha nel rapportarsi con i propri figli.
Non è semplice parlare d'infanzia perché bisognerebbe fare un passo indietro e cercare di entrare in un mondo che solo apparentemente non ci appartiene.
Il mondo di un bambino non è un mondo del passato: è un mondo del presente.
Tutto  scivola e sembra imprendibile, eppure basta un nonnulla per ritornare lì, in quell'isola e scoprire un sapere che è all'origine di tutto. Korczack lo sapeva. Lo aveva intuito perché probabilmente, era ridiventato bambino e l'unico scopo di chi ridiventa bambino è quello di proteggere l'infanzia, difenderla dall'assalto barbaro dei suoi predatori.
Ridiventare bambino significa tante cose.
Significa sperimentare di nuovo il contatto con qualcosa che molto spesso, abbiamo dovuto nascondere o che abbiamo dovuto abbandonare in una cantina buia.
La separazione dal bambino in realtà non è mai avvenuta.
Korczack dedicò tutta la sua vita a questa separazione apparente. E  non abbandonò mai i suoi bambini, neanche quel giorno in cui marciò insieme a loro, disponendoli in fila, quattro per quattro, come se fosse un gioco, verso il treno che li avrebbe portati alla morte.
La separazione dell'adulto dal proprio bambino è il concetto su cui Korczack, ha riflettuto tutta la vita, cercando d'introdurlo ovunque.
Un uomo che è tornato bambino deve restare lì, dove il pensiero è saldo e unico, dove i sentimenti non si frammentano.
Il bambino per Korczack è la chiave di tutta l'umanità. Il mondo che avvolge i bambini è come una coperta troppo piccola che non basta a proteggerli dalle intemperie che nascono a causa degli adulti. Il fatto che i grandi si credano i padroni del mondo, che decidano le sorti delle nazioni, che dettino le regole, gli ordini, che stabiliscano le leggi e che non si curino troppo degli sguardi e delle richeste della "gente pococresciuta", ben presto causa una vera e propria rivoluzione nell'animo del bambino.
Questa rivoluzione li porta al desiderio di non sentirsi adatti, perciò prigionieri di qualcosa da cui bisogna evadere al più presto: l'infanzia.
Per Korczack il mondo in cui vivono i bambini è il mondo dell'incomprensione che ben presto, sfocia nel mondo della tristezza, dell'isolamento e del dolore.
Korczack vorrebbe cambiare questo mondo e invita più volte a cambiare un punto di vista: mettersi nei panni di un bambino.
Per cambiare il mondo bisogna ricostruirlo, ma per ricostruirlo bisogna distruggere quello che, in quanto adulti (adatti), pensiamo di aver costruito su basi solide.
Nel suo lavoro "Il diritto del bambino al rispetto", Korczack lo aveva chiesto, lo aveva urlato: "Bisogna prendere in considerazione il bambino ora e non l'adulto che diventerà!"
Un'idea del genere, per quei tempi stravolgeva completamente ogni sistema educativo.
Egli fu un vero riformatore, attento soprattutto ai bambini che non avevano la sorte di avere una famiglia, costretti a vivere per strada. Lottò con tutte le sue forze, contro un metodo meccanico d'insegnare nelle scuole.
Tutti sanno di cosa Korczack diceva: "Non esiste il bambino. Esiste l'uomo in quanto individuo. Il bambino è un individuo particolare che ha una propria vita.
L'errore più grande della pedagogia è pensare di tracciare le basi per l'educazione del bambino e non dell'uomo!"

"... è faticoso frequentare i bambini...
bisogna abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Non è questo che più stanca...
È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli."
(Janusz Korczak)

venerdì 13 ottobre 2017

Matematica con i materiali.

Un nuovo modo di fare matematica nella scuola di base.

Siamo intorno al 1990, quando la mia scuola decide di organizzare un corso di aggiornamento su un nuovo modo di insegnare la matematica nella scuola primaria.
Si presenta Alceo Selvi, fresco maestro in pensione, con sua moglie e ci dividono in due gruppi: lui ci aggiorna per l'insegnamento in prima e seconda e la moglie per  terza, quarta e quinta. 
Io faccio parte del primo gruppo e dopo la prima lezione, dato il grande interesse che suscita in me quel nuovo modo di fare matematica, non salto una sola lezione.
Era in sostanza il modo di fare matematica attraverso esperienze manipolative con materiali concreti, i cosìdetti sussidi didattici.

Quali sono le ragioni di fondo che ne giustificano l'impiego?

La matematica tradizionale usava un metodo formalistico- descrittivo e la gran parte degli allievi che formava rimanevano di frequente assai lontani dalla piena comprensione dei concetti di questa disciplina, anche se diversi di loro riuscivano a raggiungere un sufficiente addestramento nell'uso del simbolismo e nella relativa applicazione di alcune tecniche operative.
Non si considerava il fatto che lo scolaro deve avere piena comprensione delle conoscenze matematiche che costituiscono poi gli strumenti intellettuali utili per operare un suo ulteriore avanzamento del pensiero. 
Non considerava che queste conoscenze non sono quelle che gli vengono trasmesse in tutta compiutezza dall'insegnante o dai libri. Sono piuttosto quelle che lo scolaro conquista attraverso una ricerca personale, in cui egli sia in grado di esplicare liberamente la sua attività creativa.
Spesso, per di più, venivano trascurate le differenze individuali esistenti nel ritmo dell'apprendimento. Di frequente accadeva che, a seguito di una valutazione non oggettiva, un allievo veniva giudicato incapace di comprendere determinati concetti della matematica. Mentre, in realtà, in tali casi era assai probabile che l'allievo fosse un soggetto dotato di un meccanismo di astrazione più lento e che rimanesse quindi sopraffatto dalla incalzante presentazione di ulteriori concetti. 
In altre parole, l'insegnamento tradizionale tendeva ad imporre a tutti gli alunni uno stesso ritmo di apprendimento e spesso non teneva conto delle leggi psicologiche che governano i meccanismi individuali dei processi di formazione dei concetti.
L'indirizzo didattico che, ai giorni nostri, si va affermando e consolidando ritiene che si può porre rimedio ai gravi errori prodotti dall'insegnamento tradizionale soltanto se si dà la possibilità all'alunno di accostarsi alle conoscenze matematiche con un atteggiamento di tipo "concreto-costruttivo". 
Ciò implica che occorre sempre evitare di partire dalla fase della pura astrazione.
I concetti non vanno presentati, quindi, nella loro fredda compiutezza generalizzatrice, ma si deve aver cura di creare stimolanti e diversificate situazioni di apprendimento, nelle quali ciascun alunno sia messo in condizione di percorrere, secondo il proprio ritmo individuale, tutte le tappe necessarie per la costruzione del concetto.
Asseriva Piaget che un concetto matematico nasce dalla sintesi di schemi logico operazionali, 
i quali, per potersi costituire a livello mentale, richiedono di essere interiorizzati mediante attività manipolative sul concreto.
Per rendere costruttivo l'apprendimento matematico vanno proposte e fatte compiere al bambino opportune esperienze, basate sulla manipolazione di adatti materiali concreti.
Occorre però considerare che tali esperienze non sempre è possibile realizzarle con quel "concreto naturale" che può ritrovarsi nell'ambiente circostante.
Ragion per cui le esperienze vanno predisposte anche con "materiale artificiale", opportunamente strutturato, i cosiddetti sussidi didattici :  numeri in colore, blocchi logici eccetera; 
in modo che le attività di ricerca del bambino possano essere indirizzate verso quel tipo di schema operatorio che si è stabilito di formare in sede di programmazione didattica. 
Siffatto materiale strutturato, infine, dovrà esser utilizzato, oltre che nei giochi collettivi, anche a livello di esperienze ludiche individuali, così da consentire a ciascun bambino di esplicare una propria attività, secondo il proprio, personale ritmo di lavoro e di apprendimento.

venerdì 6 ottobre 2017

È tempo d'amare


È tempo d'amare.

Srotola la vita
gomitoli di tempo,
ricama l'abitudine
stanche trame di noia e
il futuro è un
maglione di speranza.
Ha fretta il tempo e
non torna mai
sui suoi passi;
è il ricordo
che s'illude
di fermarlo.
Stanotte ha piovuto
la tristezza di ieri,
finalmente è tornato il sereno:
basta sognare!
ora è tempo d'amare.
(Giovanni, 7 - ottobre - 2017)

martedì 3 ottobre 2017

L'alga Spirulina, il cibo del futuro.

Per parlarvi della Spirulina, ho ideato un'intervista a me stesso.

DOMANDA: Ma cos'è la spirulina?
RISPOSTA: Si tratta una microalga di acqua dolce di colore verde-blu che cresce spontaneamente in Centroamerica e nei laghi africani di origine vulcanica, dove c’è la necessaria luce, alcalinità e alta  ctemperatura dell’acqua.
DOMANDA:  Ma perché se ne parla tanto?
RISPOSTA: Pensate che contiene tre volte le proteine della carne, quarantacinque volte il ferro degli spinaci, nove volte il calcio del latte e una serie di vitamine, sali minerali, Omega 3, Omega 6 e antiossidanti: l’alga Spirulina per qualità nutrizionali e sostenibilità è l’alimento del futuro; almeno così dicono gli esperti.
DOMANDA: Dov'è utilizzata maggiormente?
RISPOSTA: In Africa è largamente utilizzato dove l’emergenza nutrizionale è questione di vita o di morte. Dove non si muore di fame viene utilizzata soprattutto in pillole e in polvere come integratore alimentare adatto a chi segue un regime alimentare vegetariano o vegano o a chi fa sport.
DOMANDA:  Ma chi la coltiva?
RISPOSTA: Viene coltivata ai fini commerciali soprattutto in Asia, Cina, India e America Latina, è un cibo estremamente sostenibile e molto nutriente che potrebbe venire incontro alle esigenze future di un pianeta con tante persone e poche risorse. 
DOMANDA:  È conveniente coltivarla?
RISPOSTA: Per ottenere la stessa quantità di proteine nella carne infatti serve un utilizzo di acqua cinquanta volte superiore e ogni chilogrammo di spirulina prodotta ne cattura due di anidride carbonica nell’atmosfera.
DOMANDA: in Italia è possibile coltivarla?
RISPOSTA: Sì, in Puglia si coltiva.
DOMANDA: Come in Puglia?
RISPOSTA: Sì, a Valenzano, in provincia di Bari. 
DOMANDA: Dai racconta.
RISPOSTA: Nell'estate 2013 due biologhe precarie (Flavia Milone e Simona Intini), una filosofa a progetto (Danila Chiapperini) e un perito chimico regolarmente assunto (Raffaele Settanni) trascorrono un mese intero in una delle province più povere di uno dei Paesi più poveri dell’Africa: il Malawi e studiano i processi di coltivazione della spirulina e si chiedono: perché non coltivarla anche da noi in Puglia?
DOMANDA: Quindi?
RISPOSTA: Nel 2012 nasce una startup che si chiama ApuliaKundi coltiva e produce l’alga Spirulina, prima solo per scopi scientifici oggi anche per il commercio: in pillole ed in polvere (farina). Producono spirulina in vasche di acquacultura presso l'Università di Agraria di Valenzano e siccome l'alga ha bisogno di luce e calore per la fotosintesi, in Puglia si riesce a produrre piuttosto bene.
DOMANDA: È possibile pensare ad una produzione in vasta scala in Italia?
RISPOSTA: Perché no, in Puglia si potrebbero utilizzare molte serre abbandonate a beneficio di un'economia green che può avere un futuro.
DOMANDA : Già viene utilizzato da qualcuno questo prodotto?
RISPOSTA: Da qualche tempo le mamme, le nonne e le zie dei quattro ricercatori baresi si dilettano a produrre orecchiette, gnocchi, taralli, focacce e torte di mele a partire da una strana farina che sa di Africa e di pesce, di tradizione e di futuro. È ricavata appunto dall'alga chiamata spirulina
Ecco perché la vecchia non voleva mai morire.

Buona vita!
maestrocastello 


lunedì 2 ottobre 2017

Due ottobre, festa dei nonni

Festa di nonni,
vi racconto la mia giornata:
Oggi, 2 ottobre, la festa dei nonni.
Qua uno mi ha chiesto: "ma chi l'ha deciso?",
"boh!", dico io;
Ma pensandoci bene: hanno inventato una festa per tutto, perfino la giornata del fungo porcino e poteva mancare la festa dei nonni?
Oggi pomeriggio in piazza Testaccio incontro Marta e Beatrice, le mie dolci nipotine di 2 e 4 anni. Marta mi corre subito incontro, mentre Beatrice non si spreca più di tanto, ma mi mostra il lavoretto che hanno fatto a scuola apposta per i nonni. Io leggo e lei amicca un sorriso, aspettandosi un "brava!". Io la confondo, stampandole un tenero bacio sulla fronte e poi mi ritraggo.
Fra noi funziona così: lei fatica molto a palesare le proprie emozioni ed io la lascio stare.
Lei non dà i baci a comando.
Lei molto emotiva e Marta tanto espansiva.
Beatrice mi piace da impazzire, perché è di un'intelligenza spaventosa e da sempre. A luglio è stata in vacanza in Sicilia e quando è ritornata a Roma: " Nonno, lo sai che mi mancavi?". Detto da una bimba che deve ancora compiere 4 anni, ti desta meraviglia ed emozione.
Oppure, appena ci mettiamo a tavola a casa sua, per dimostrare la propria contentezza di avermi a casa sua, esclama: "Nonno, ti voglio tanto bene".
Da piccolissima sono stato e sono tutt'ora il suo compagno di giochi e questo lei non se lo scorda. Le persone le devi vivere per amarle.
Marta parla ancora poco, ma si fa capire benissimo. Mangia in continuazione, ma rimane magra; beata lei!
Alle feste mi pare che si ricevono dei regali, ma i regali oggi li ho portati io: a Marta una bicicletta rosa che le mancava, un ciambellone fatto da me, conchiglie per Beatrice da portare alla maestra e merendine varie.
Voglio tornar bambino!

(maestrocastello)

domenica 1 ottobre 2017

Il primo ottobre iniziava la scuola.

Stamane, il tablet mi dice che già siamo al primo d'ottobre e inevitabilmente mi soffermo a pensare. Un tempo iniziava la scuola il primo di ottobre ed ho sempre pensato a quanto eravamo fortunati ad avere tutto settembre a goderci la parte finale dell'estate, senza il trauma di passare repentinamente dal costume da bagno al grembiule.
Settembre passava lento e pigro ed il naturale variare del tempo che annunciava l'imminente vendemmia, ci preparava ad un dolce ritorno tra i banchi di scuola.
Col grembiule che mia madre per suo da fare lavava all'ultimo minuto, il colletto di stoffa con la nocca bianca; mi presentavo finalmente a scuola. 
I più piccoli piangevamo e mettevano ansia pure a te che un po' di paura l'avevi; ma non ho mai capito perché.
In quei giorni d'ottobre, per le stradine di paese era un via vai di asini che trasportavano cesti straripanti d'uva che ubriacava l'aria di Sant'Agata. Che dire, era una vera e propria festa che premiava le attese di un anno e vedeva il contadino sorridere e noi bimbi pronti a saltare a piedi scalzi in qualche tino a pigiare tutta la nostra allegria di bambini di paese targati anni sessanta.
Era la stagione di fichi, castagne, melograni, mele e mele cotogne ed, appunto, uva.
Oggi al ritorno a scuola, tanti portano conchiglie raccolte in estate e vengono puntualmente incollate su dei cartelloni e appesi al muro dall'insegnante, a quei tempi portavamo grappoli d'uva con tanto di pampini attaccati: il maestro attaccava le foglie e l'uva se la portava a casa per ricordo.
Buona vita!
maestrocastello