lunedì 20 febbraio 2017

Un sogno.


La storia di oggi racconta di un sogno fatto da una donna.

"Passeggiavo sola alla periferia di una grande città, lungo vie sudice e fangose, tra file e file case miserevoli. Non sapevo dov'ero, ma mi piaceva proseguire alla ventura. Mi avviai lungo una strada coperta di fango che passava sopra una cloaca aperta. Continuai a camminare tra due file di catapecchie finché giunsi ad un piccolo fiume oltre il quale si stendeva una strada selciata. Era un bel fiume limpido che scorreva sopra l'erba. Vedevo i fili d'erba muoversi sul fondo. Poiché non v'erano ponti, mi recai in una casa vicina e chiesi dove avrei potuto procurarmi una barca. L'uomo che mi accolse si offerse di aiutarmi ad attraversare il fiume. Portò fuori una cassetta di legno che depose sulla riva del fiume e subito vidi che con quella cassetta mi sarebbe stato facile saltare sull'altra sponda. Compresi che ogni pericolo era passato e desiderai ricompensare lautamente l'uomo.
Nessuno mi aveva costretta a prendere la strada del fiume e avrei potuto benissimo prendere una strada selciata. Mi ero recata in quello squallido quartiere per puro spirito d'avventura e, una volta cominciato, dovevo proseguire.
Se non avessi rischiato, prendendo la strada comoda e selciata; non avrei incontrato quel limpido fiume e non avrei imparato a superare le difficoltà del suo attraversamento."
MORALE
Solo chi lascia la comoda e sicura strada della normalità ed ha il coraggio di attraversare strade incerte e fangose; potrà arrivare al fiume del successo della vita.
BUONA VITA!

domenica 5 febbraio 2017

CEDI LA STRADA AGLI ALBERI

Metto una poesia da "CEDI LA STRADA AGLI ALBERI" di Franco Arminio, maestro elementare, poeta e scrittore di Bisaccia (AV).

Lettera ai ragazzi del Sud.

Cari ragazzi,
abitate da poco una terra antica,
dipinta con le tibie di albe greche,
col sangue di chi è morto in Russia, in Albania.
Avete dentro il sangue il freddo delle navi
che andavano in America,
le grigie mattine svizzere dentro le baracche.
Era la terra dei cafoni e dei galantuomini,
coppole e mantelle nere,
era il Sud dell’osso, era un uovo, un pugno di farina,
un pezzo di lardo.
Ora è una scena dissanguata,
ora ognuno è fabbro della sua solitudine
e per stare in compagnia si è costretti a bere
nelle crepe che si sono aperte tra una strada e l’altra,
tra una faccia e l’altra.
Tutto è spaccato, squarciato, separato.
Sentiamo l’indifferenza degli altri
e l’inimicizia di noi stessi.
Uscite, contestate con durezza
i ladri del vostro futuro:
sono qui e a Milano e a Francoforte,
guardateli bene e fategli sentire il vostro disprezzo.
Siate dolci con i deboli, feroci con i potenti.
Uscite e ammirate i vostri paesaggi,
prendetevi le albe, non solo il far tardi.
Vivere è un mestiere difficile a tutte le età,
ma voi siete in un punto del mondo
in cui il dolore più facilmente si fa arte,
e allora suonate, cantate, scrivete, fotografate.
Non lo fate per darvi arie creative,
fatelo perché siete la prua del mondo:
davanti a voi non c’è nessuno.
Il Sud italiano è un inganno e un prodigio.
Lasciate gli inganni ai mestieranti della vita piccola.
Pensate che la vita è colossale.
Siate i ragazzi e le ragazze del prodigio.

(Franco Arminio)