sabato 30 gennaio 2016

Hanno ucciso la lingua italiana.

Gli SMS stanno uccidendo la lingua italiana. 
SMS = Short Message Service (breve messaggio di testo) è l'applicazione più utilizzata, con una stima di 3,5 miliardi di utenti attivi, ovvero circa l'80% di tutti gli abbonati di telefonia mobile. 
Il linguaggio utilizzato è tutto da interpretare, sembra lo stesso di uno che ha appena avuto un ictus e non ha il completo uso della parola; 
Ecco le prove:

1) -  "Cmq sec. me se stas. c6è meglio così parl1po; se inv. nn c6fa niente"
(Comunque secondo me se stasera ci sei è meglio, così parliamo un po'; se invece non ci sei non fa niente)

2) - Grz del msg cia"  ("Grazie del messaggio, ciao"). 

3) -  Se c6 c ved il 7 8bre. ("Se ci sei ci vediamo il sette ottobre") 

4) - Dmn sera c prend1ape? ("Domani sera ci prendiamo un aperitivo?")

5) - 6 3mendo.  ("Sei tremendo") 

6) - Cvd l'es.è and. male. ("Come volevasi dimostrare l'esame è andato male") 

7) - Tvtb ("Ti voglio tanto bene")

8) - Tat.   ("Ti amo tanto")

Meraviglie del progresso!

giovedì 28 gennaio 2016

Le bestie siamo noi.

Sulla spiaggia di Peschici tempo fa hanno trovato morti sette capodogli con la pancia piena di sacchetti di plastica.
Se potessero parlare, cosa ci direbbero? Proviamo ad immaginare: 

" Uomini, vile razza dannata, coi vostri rifiuti state avvelenando l'universo".
Già sappiamo che non ce ne importa nulla. Ci hanno insegnato nei secoli dei secoli che la natura è una donna di servizio, da sfruttare molto e da pagare poco, possibilmente in nero. Soltanto quattro di quei cetacei avevano la plastica nello stomaco, e il capobranco più di tutti. Nelle pance degli ultimi tre non hanno trovato nulla. Nulla. Hanno seguito il capo fino alla morte, per puro spirito gregario.
Ecco, forse i sette capodogli di Peschici volevano dirci proprio questo: che rischiamo di diventare così anche noi come loro.
Dove stiamo andando? Alla deriva! Troveranno anche noi invasi di sacchetti di plastica e attorniati dai bidoni di sostanze tossiche che ci accompagneranno, onda su onda, fino alla schiuma finale.

Riflessione:
Grazie a Dio gli uomini non possono ancora volare e sporcare i cieli come fanno con la terra.
Buona vita!

giovedì 21 gennaio 2016

Addio, maestro!

I grandi artisti non muoiono mai, è il mondo, casomai, che muore un po' senza di loro. L'ultimo grande maestro del cinema italiano ci ha lasciato: Ettore Scola, classe 1931, avellinese di Trevico, paesino oa due passi dalla mia Sant'Agata di Puglia, dove è stato molte volte a far visita a sua sorella, maritata con un santagatese. 
 "Io sono nato a Trevico in provincia di Avellino, ma al confine, vicino Sant'Agata di Puglia, sono cresciuto con il castello pugliese davanti agli occhi. Scola era incantato alla vista del nostro castello imperiale, forse anche perché proprio nel nostro castello abitava sua sorella col marito. 
Ettore Scola era una meraviglia di uomo e di artista, per lui il cinema era un'arte e un mezzo che può cambiare il costume della gente e l'ha sempre interpretato in tal senso. Utilizzando un linguaggio profondo ma lieve,  il suo cinema ha raccontato un'Italia che si riscattava dal fascismo e cercava di dimenticare la guerra, un'Italia in continuo cambiamento. Ha saputo tratteggiare tutti i tipi di italiani, dando voce anche a quelli che, dati i tempi, non ne avevano.
Il suo cinema è stato un cinema di impegno civile, attraverso un linguaggio mai urlato, ha tratteggiato un paese con tutte le sue bellezze e le sue storture; comunque sempre voglioso di farcela. 
Nei suoi capolavori ha rifuggito dagli stereotipi, celebrando senza retorica i sentimenti che allocano spesso nell'animo semplice.
Amico, non solo regista, dei più grandi: Sordi, Manfredi, Magnani e Gasman e, soprattutto Mastrianni e Troisi, con loro la vita di ogni giorno già era un film. 
La "Famiglia" non è solo un suo film, ma uno scrigno dove sono racchiusi i nostri ricordi più cari, l'album di famiglia che ogni tanto prenderemo dal cassetto per ricordarlo.


Addio, maestro!

sabato 9 gennaio 2016

Non tutto è perduto.



Al funerale di Claudio, bidello di una scuola dell'infanzia di Torino, amatissimo da bambini e genitori per la sua disponibilità. Un italiano di quelli che piacciono a noi che con un gesto o una parola di buon senso, riescono a stemperare i problemi e a colmare i vuoti della struttura in cui lavorano. I bambini riempiono fogli con messaggi e disegni per Claudio. Decidono di far giungere a Claudio i messaggi e li attaccano ad un palloncino in grado di volare fino a lui. Detto fatto, viene liberato il palloncino con la posta nel cielo di Torino. Per un paio di settimane non si sa più nulla. Quand'ecco che alla scuola materna arriva questa lettera: "Sono una nonna di Parma, ho dei nipotini che frequentano l'asilo. Volevo dirvi che il palloncino del vostro amico è arrivato. È stato rinvenuto in un giardino coperto appena dalla neve. Io ho ricordato il vostro amico nelle mie preghiere, ma sono certa che da lassù sarà lui a proteggere voi che siete stati capaci di un gesto così nobile"
Riflessione:
Dobbiamo avere la consapevolezza che finché ci saranno persone come Claudio, come la nonna di Parma e come quei bambini; non proprio tutto è perduto.

Buona vita!

giovedì 7 gennaio 2016

Al Sud sono meno intelligenti

 La storia di questa sera è una riflessione di Massimo Gramellini su una notizia apparsa sui giornali qualche anno fa.

"Ieri sera ero a cena con Edoardo e Pirandello e si chiacchierava 
dell'ultima ricerca di Richard Lynn, docente emerito e razzista ad honorem dell'Ulster, secondo cui il Sud d'Italia è arretrato perché i meridionali sono meno intelligenti dei settentrionali.
"per quale ragione saremmo più stupidi di lui?" Ha domandato Pirandello, senza smettere di guardare Calderoli che mangiava al tavolo accanto. Secondo l'emerito dipende dalla mescolanza genetica 
con le popolazioni del Medio Oriente. 
"Mó pure i meridionali sarebbero stupidi", ha chiesto Eduardo
" Sì,  la tesi di Lynn è che più si scende, più si è fessi. Il friulano è più intelligente del romano, il romano del napoletano e il napoletano del siciliano, il più fesso di tutti. 
Edoardo ha guardato Pirandello e gli ha fatto una smorfia
- Cos'altro ha detto questo intelligentone?
- Che dal Quattrocento il Sud non partorisce figure di spicco nelle arti e nella politica. 
- Sulla politica non mi pronuncio - ha risposto Pirandello - per quanto Nitti, Crispino, Moro ..... Ma le arti! Ha conosciuto un intellettuale più arguto del lucano Beniamino Placido?
- No.
- E il premio Nobel per la medicina vinto dal catanese Dulbecco?
- se è per questo, signor Pirandello, il Nobel lo vinse anche lei....Forse sto Lynn ti avrà preso per uno svedese - ha detto Eduardo al suo commensale - a noi meridionali manca tutto, tranne l'intelligenza. Il guaio nostro è che ne abbiamo così tanta che pensiamo di poter campare solo con quella. Sarebbe meglio darne via un po'.
Detto fatto ha preso un etto della sua intelligenza e l'ha spedita in Ulster."

mercoledì 6 gennaio 2016

La Befana di mia nonna.

Mentre, ieri sera, appendevo alla cappa della cucina le calze già belle e confezionate per la Befana di Beatrice e Marta, le mie piccolissime nipotine; ho ripensato a quando l'appendevo da bambino per me. Le mie erano di lana, fatte a mano da mia nonna che era anche quella che ci metteva dentro noci, mele, mandarini, fichi secchi, a volte una ciuca o una caramella. Allora credevamo alla Befana e le scrivevamo lettere con richieste di giocattoli che non arrivavano mai, perché le nostre famiglie allora si puzzavano di fame; erano gli anni che vanno dal '50 al '60.                                                                                                      Allora ero convinto che sti benedetti giocattoli non arrivassero mai perché le calze dei bambini erano troppo piccole per contenere dei giocattoli e fu così che un anno mi venne in mente di chiedere a nonna Mariannina una delle sue calze. Le donne di allora, anche quelle giovani, non portavano ancora i collant; figurarsi mia nonna, comunque le calze erano lunghissime e tanto bastava per lo scopo.                                                                                                                                       Ovviamente la notte non dormii, al buio avvertivo dei rumori (era solitamente nonna Mariannina che consegnava i regali da mettere nelle nostre calze). La consegna era di dormire, che se la Befana ci trovava ancora svegli; sarebbe andata via. Solitamente me ne stavo al buio e con gli occhi chiusi.                                                                                   Il mattino dopo era tanta la curiosità, ma fu tanta anche la delusione per aver trovato in quella lunga calza le cose di sempre: noci, mandarini, fichi secchi, una ciuca e due caramelle.                                                 Un anno vi trovai anche un pezzo di carbone, non quello dolce; il carbone vero, perchè avevo risposto male a mia nonna: ora questo non succede più. Allora gli insegnamenti arrivavano pure da piccole lezioni come queste; ma erano altri tempi.
Buona Befana!

sabato 2 gennaio 2016

Caro anno nuovo,

Caro anno nuovo.
Dopo la letterina a Gesù Bambino e a Babbo Natale, non poteva mancare quella a te, caro Anno Nuovo.
Caro 2016, con tutto il rispetto, devo essere sincero e dirti come la penso.
L'anno duemila doveva portarci la fine del mondo e non successe nulla, anzi ci dimostrò quanto l'uomo resti un cazzone e crede a tutto. Per dirtene una, crede ancora ai venditori di fumo della politica; onorevoli solo nel nome e succhiatori di sangue della povera gente.
Dopo il duemila, i nomi degli anni mi sembrano tutti uguali, una successione di numeri astratti che, a volte, non so nemmeno pronunciare; mi sembrano tante marionette in attesa di fare la loro comparsa su un teatrino di pupi e noi, puntualmente, a farci le stesse promesse ogni capodanno.
Aspettiamo sempre che tutto debba caderci dal cielo, come se non dipendesse un po' anche da noi.
Cosa ti chiedo e mi chiedo quest'anno? In che cosa puoi aiutarci, caro nuovo anno?; ti capisco: purtroppo abbiamo troppi problemi e non saprei da dove iniziare.
La crisi economica, il problema del lavoro, il livello delle polveri sottili che non scende, la raccolta differenziata che non decolla, le piogge che non arrivano e quando arrivano, mettono a rischio intere città e noi puntualmente, ogni capodanno, a fare i trenini, come fossero una danza della pioggia, a propiziarci la fortuna. Il problema sicurezza, l'allarme terrorismo in Europa, speriamo che adesso non tocchi a noi, gli sbarchi a Lampedusa, le banche che si fottono i nostri risparmi e il governo che è costretto a salvare le banche, sindaci corrotti, preti pedofili, figli che non lavorano, pensioni di anziani che sfamano più famiglie, donne incinte che muoiono ancora di parto e siamo ne terzo millennio e potremmo andare avanti.
Ti prego, nuovo anno, dacci almeno una politica più vicina alla gente, che scenda dal piedistallo dei privilegi, che viva quotidianamente i problemi dei cittadini più a rischio, che elimini le disparità,  che sia in grado di trovare le soluzioni più eque è più rapide e non continui a nascondersi dietro le solite vuote parole.
Non pretendo che tu ci risolva i problemi, Nuovo Anno, ma lascia aperta la strada alla speranza, a quel sentimento a cui l'uomo sempre si appiglia quando la strada è piuttosto in salita.

Buona vita, anno nuovo!