mercoledì 29 dicembre 2010

L'anno che verrà.

Ultimi spiccioli di un anno  in disarmo e ognuno fa  incetta di calendari targati duemilaundici.  Dal salumiere, dal verduriere o dal macellaio di fiducia; ciascuno  approfitta di questo periodo dell’anno per regalarti un calendario in omaggio e regalarsi un anno intero di pubblicità gratuita dalle pareti del salotto di casa tua. Ognuno di quei fogli in bella vista raduna i giorni di un mese come tanti soldati, raggruppati in quattro plotoni (le settimane), formati da sette elementi ciascuno ( i giorni) e tutti insieme scandiscono un altro anno della nostra esistenza. La nostra vita è un gioco e il futuro sono le carte che non abbiamo ancora girato. Nell’imminenza dell’anno che verrà le nostre aspettative sono sempre le stesse e ce le rinnoviamo ogni trentuno dicembre e sempre con rinnovato vigore, pur consapevoli che ci stiamo illudendo. Tutta questa frenesia mi richiama alla memoria il brano “Dialogo di un venditore d’almanacchi di Giacomo Leopardi.
Venditore  -  Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere  -  Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore  -  Si signore.
Passeggere  -  Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore  -  Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere  -  Come quest'anno passato?
Venditore  -  Più più assai.
Passeggere  -  Come quello di là?
Venditore  - Più, più, illustrissimo.
Passeggere  -  Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore  -  Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere  -  Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore   -  Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere -  A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore   -  Io? non saprei.
Passeggere  -  Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore  -  No in verità, illustrissimo. 
......................
Passeggere  -  Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore  -  Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere  -  Ecco trenta soldi.
Venditore  -  Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

Per fortuna che non siamo tutti pessimisti come il poeta recanatese. Per fortuna, dico io, che a sostenerci c'è sempre incrollabile la speranza e  la nostra rituale frenesia che diventa incoscienza tra botti, trenini  e tappi di bottiglia che saltano in aria proprio a mezzanotte. Gli antichi Greci avevano due parole per  indicare la concezione di tempo, kronos e kairos. Mentre Kronos  è il tempo divoratore di uomini e di cose, Kairos  significa " un tempo nel mezzo",  un periodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa" di speciale accade. Il nostro augurio per il duemilaundici deve andare sempre a braccetto con la concezione di kairos che è  un tempo di grazia e di lunga speranza.

Buona vita e buon anno a tutti!
maestrocastello.

lunedì 27 dicembre 2010

Lavorare stanca.



Si racconta che Confucio una volta andò a visitare un villaggio e vide  un vecchio giardiniere e suo figlio che attingevano acqua da un pozzo con grande fatica. Confucio si chiese se il vecchio fosse a conoscenza del fatto che tori e cavalli venivano ora usati per attingere acqua dai pozzi. Andò dal vecchio e gli disse: "Amico mio, non sai che c'è ora una nuova invenzione? La gente attinge acqua dai pozzi con l'aiuto di cavalli e tori. Perché  non lo fai anche tu?" Il vecchio replicò: "Parla piano, ho  paura che il mio  giovane  figlio possa  ascoltarti". Confucio chiese: "Cosa vuoi dire?" Il vecchio rispose: "Sono al corrente di queste invenzioni, ma non voglio che mio figlio perda il contatto con la fatica fisica, perché perderebbe anche il contatto con la Vita".


Non tutti attribuiscono oggi  lo stesso valore alla fatica fisica. Certi non hanno mai sudato nel lavoro, un po’ di sudore lo buttano solo quando vanno in palestra o al massimo quando   giocano a pallone. Tutto parte dalle parole che Dio disse ad Adamo ed Eva scacciandoli dal paradiso terrestre: "Tu uomo lavorerai la terra con il sudore della tua fronte. E tu donna partorirai nel dolore! " Le parole precise non le ricordo; forse non le ricorda nemmeno Lui, adirato com’era per via del furto della mela. Non vi nascondo che questa intimazione , da piccolo, mi  metteva un po’ di panico addosso e pensavo: “e che cavolo, tutto quel chiasso per una mela!” e solo più tardi  me l’hanno spiegata in modo diverso. Se la storia non ci ha contato balle, l’uomo ne ha visto di sudore grondare dalla sua fronte, basti solo pensare alla fatica impiegata per erigere le piramidi egiziane, tutte fatte a mano, o se pensiamo a tutte le opere materiali prodotte da schiavi durante l’Impero Romano o  agli schiavi d’Africa che per secoli hanno grondato sangue e sudore. C’è da dire anche che l’uomo, nel corso dei secoli, ha usato tutto il suo ingegno per vanificare l’intimazione divina, escogitando macchine capaci di sostituirlo al meglio nel lavoro fisico e farlo sudare di meno. Oggi quasi tutto il nostro lavoro è automatizzato, dalla fabbrica all’ufficio, dai lavori di pulizia domestica a quelli della nostra cucina. Pensate che c’è una macchina che fa tutto da sola: prepara il sugo, cuoce la pasta e fa una musichetta quando è pronto da servire in tavola. Mi domando allora: in un mondo fatto di gente che progetta, che non fa altro che spingere tasti o bottoni, ha ancora qualche significato eseguire lavori manuali? “Ora et labora” era il motto dei primi francescani, a testimonianza che il lavoro fisico è una vera forma di preghiera, di pratica spirituale, è un antidoto all'alienazione e all'esclusione.  E’ davvero importante vivere sia la propria dimensione spirituale che fisica come un'unica entità che necessita dell ‘espressione di entrambe per realizzarsi al massimo delle possibilità. Perché, così come quando leggiamo un buon libro non vediamo solo dei caratteri stampati, ma mondi che prendono vita; allo stesso modo quando corriamo nella solitudine della campagna non vediamo solo un tizio che suda correndo sull'asfalto, ma assistiamo alla  sfida che quell’uomo  ha ingaggiato con i suoi limiti. Il lavoro fisico è anche e soprattutto sviluppo cerebrale. Zappare la terra non vuol dire zappare la terra e basta, significa anche fare una varietà di altre cose, come risolvere problemi immediati e accrescere il proprio cervello tramite l'utilizzo delle mani. Le persone che lavorano applicano  nei problemi pratici un modus operandi molto più efficacie di uno che in  venti anni non ha fatto altro che studiare. Conosco gente che va in panico quando deve appena cambiare uno pneumatico. Il lavoro fisico e quindi la fatica fisica, rappresenta  un settore importante per il risveglio della propria consapevolezza e non va disgiunto da quello intellettuale. La vera soddisfazione viene soltanto quando mente e corpo si uniscono per rendere attuale il potenziale della materia interagendo con essa. "Tu uomo lavorerai la terra con il sudore della tua fronte. E tu donna partorirai nel dolore! " Ricordate? Confida candidamente  un tale con molta ironia: “ io lavoro tutto il giorno davanti ad un computer e non sudo quasi mai se non il mercoledì quando vado a calcetto, Chi suda veramente è mia moglie  tra lavoro, casa, cucina e tutto il resto; fa veramente un mazzo.  Ora non vorrei che toccasse a me partorire con dolore!

Buona vita!
maestrocastello.





















 





venerdì 24 dicembre 2010

e nonostante tutto, continua a nascere tra noi!

Sono passati duemiladieci di anni post Cristum natum e noi  il Cristo continuiamo a farlo rinascere   anno dopo anno in presepi sempre più sofisticati delle nostre città, ma sempre meno nei nostri cuori. Il Natale è un caposaldo della nostra tradizione cristiana, ma spesso resta solo un connotato artistico-culturale che ci riempie d'orgoglio e fa da da motivo conduttore di un lungo periodo di festeggiamenti, di frenesia da regalo, di occasione per cine-panettoni ed è un periodo in cui ci promettiamo solo a parole di essere più buoni, a dimostrazione che spesso siamo cristiani di pura facciata. Cristo è venuto a salvarci, ma noi vogliamo davvero essere salvati? Gli angeli annunciarono pace in terra agli uomini di buona volontà e noi, fino ad oggi, non abbiamo pensato che a fare guerre o ad appoggiare le guerre fatte dagli altri, camuffandole per missioni di pace!  Evidentemente non siamo propriamente degli uomini di buona volontà. Facciamo festa perchè quel Bambinello è venuto a riconciliare il cielo con la terra e noi non pensiamo che alla terra, o meglio, esclusivamente al nostro pezzetto di terra! Facciamo festa nelle nostre case perchè diciamo che Natale è la festa di ogni famiglia, ma intanto abbiamo quasi perduto il senso profondo di  cosa voglia dire avere una famiglia. Facciamo festa perchè Dio è nato uomo, ma intanto tra noi non solo non nasce più Dio; ma è sempre più raro che nasca semplicemente l'uomo! Facciamo festa intorno al presepio dove il Bambino giace sul fieno e le nostre case traboccano di ogni bene. Diciamo che questi sono i giorni dell'amore e della fratellanza  e non permettiamo ad un uomo di colore di varcare la nostra soglia. E' inutile che andiamo in chiesa a batterci il petto e poi facciamo fatica a donare la pur minima parte di ciò che per noi risulta superfluo. Ci ricorda San Basilio che: " Il pane che tu non usi è il pane dell'affamato, l'indumento appeso nel tuo guardaroba è il vestito dell'ignudo, le scarpe che tu non metti sono quelle di chi è scalzo, il denaro che tu tieni sottochiave è la moneta del povero, gli atti di carità che tu non compi diventano così le ingiustizie che tu commetti".  Sarebbe il caso di rispolverare la parabola dell'uomo di Gerico: “ Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre, dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”. "Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui?" Gesù disse al suo interlocutore: «Va' e anche tu fa' lo stesso» . Purtroppo, oggi, il buon samaritano non scende più da cavallo! 
Visti i nostri comportamenti, sapete cosa ci direbbe probabilmente quel  bambinello ch'è nato questa notte? "Non voglio disturbare oltre la vostra festa e la vostra coscienza, vi invito solo a riconoscere che questa è la festa vostra e non la mia"; ma sapete bene che non ce lo dirà mai, perchè la capacità del perdono infinito non è cosa dell'uomo, ma è prerogativa di Dio.
Buon Natale!
maestrocastello.

giovedì 23 dicembre 2010

In questo mondo di ladri,


Se sei andato a scuola, ti sei mai chiesto chi paga gli insegnanti?  Se sei mai andato da un medico,  chi gli paga lo stipendio? Se mai sei stato vittima di un crimine,  chi paga la polizia, il procuratore  e il giudice? Vuoi avere una pensione?  Lo sai che devi prima pagare i contributi?  Lo sai che non pagando le tasse si ruba 2 volte: rubi per prima cosa ai tuoi connazionali che a causa tua verranno tassati maggiormente e  rubi allo stato per i servizi che ricevi senza pagare una lira, pardon, un euro?  Ti sei mai chiesto  perchè  i politici rubano e non pensano al bene comune?  Come mai non vengono mai puniti? Semplice, perchè  noi glielo lasciamo fare!  Come?  Non controllandoli a dovere,  non usando le armi democratiche che abbiamo a disposizione. Invece diventiamo loro fans,  proprio come facciamo  per Totti  e Del Piero  e accettiamo tutto, difendiamo con fanatismo i loro interessi, sacrificando i nostri e quelli dei nostri figli. Alcuni li abbiamo promossi a nostri supereroi e magari li portiamo  a modello per fronteggiare un nostro avversario politico. Quanti di noi difendono chi usa la politica per i traffici personali, spacciandoli per bene di tutti. Vi siete mai chiesto perché i vostri figli non trovano lavoro, quando questi ruffiani avevano promesso posti di lavoro per tutti? Balle, tutte balle per fare i loro  comodi. Cosa possiamo mai fare noi? - direte; ma facciamoli sentire precari della politica, come loro fanno sentire precari della vita i nostri figli.  Settimo: non rubare! E’ un comandamento che ha stretta attinenza col rapporto che noi abbiamo col denaro. Tutti noi pensiamo di non aver tanti problemi col settimo comandamento. Ma se leggiamo bene la bibbia, siamo un po’ tutti compari dei ladri. Gesù ebbe a che fare con Giuda e parlava quindi per esperienza diretta quando diceva:” Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Gesù non si ferma troppo sul furto commesso dal balordo che svuota la cassetta delle offerte o del drogato che ti frega l’autoradio. Ma c’è qualche cosa  a proposito del settimo comandamento che gli sta più a cuore: il furto compiuto alla luce del sole, avallato dalla legge, o magari coperto della pietà. C’è una montagna di furti ai quali non diamo importanza perché la legge li ammette.  Per esempio, da anni le assicurazioni aumentano le polizze e diminuiscono i premi, con la protezione dello Stato. E che dire delle società sportive? Spendono cifre da capogiro mentre lo Stato regala loro  condoni e le banche coprono  i loro “debiti” (soldi che non saranno restituiti). E’ dell’annata scorsa l’intervento dello Stato per salvare le  banche e gli istituti di credito poi si infuriano contro il povero cristo che  fatica a saldare il suo mutuo. Non è forse un furto il finanziamento ai  partiti: bocciato da un referendum e ripristinato con una legge ad hoc? E i parlamentari che si aumentano il già lauto stipendio, non commettono forse un furto, quando c’è gente che sgobba per mille miseri euro al mese? La cosi detta prima repubblica fece il botto proprio a causa  di un ladrocinio generalizzato della nostra politica e mi sembra che stiamo approntando tutti i presupposti per ripetere quella esperienza. Una riunione internazionale come  il G8, una calamità naturale come il terremoto dell’Aquila, ecco che diventano il business della politica.  Sono solo alcuni esempi di come i furti più grandi contro la gente siano compiuti con l’avvallo della legge e gridano vendetta al cospetto di Dio. Dietro c’è la mentalità dell’egoismo e  dell’interesse personale. Viviamo in un mondo che se rubi una mela ti fai qualche anno di carcere e c’è chi si ruba tutto il cucuzzaro e non riescono mai a processarlo! Il ladrocinio è da sempre un’arte: devi rubare e contemporaneamente devi dare l’idea di essere un grande benefattore.  Padre Lele Ramin,  missionario  comboniano di Padova,  ucciso il 24 luglio 1985  in Brasile, quando aveva appena 32 anni, diceva che c’è differenza anche nel rubare: “Guardate, fratelli, i ladroni crocifissi con Cristo per vedere l'altra realtà. Quante volte si vide in Roma crocifiggere un ladrone per avere rubato poca cosa e nello stesso giorno essere portato in trionfo un dittatore che con l'esercito e le legioni aveva spogliato e rubato la terra degli altri popoli. Chi ruba una barca è pirata, chi ruba un'armata è imperatore. Chi ruba terre è onorato latifondista, proprietario, commerciante; chi occupa un pezzetto di terra per sopravvivere è ladrone; mentre questi sottrae un palmo di suolo e resta soggetto a vivere in continuo rischio e pericolo di morte, i grandi rubano senza timore e senza pericolo. Se i poveri rubano sono impiccati; ma se sono i ricchi a rubare, essi rubano e impiccano. Il grande poliziotto uccide i ladroni per avere la libertà di poter rubare da solo”.
Racconta un adagio che a rubare poco si va in galera!
Buona vita!
maestrocastello.

mercoledì 22 dicembre 2010

Buon Natale in tutte le lingue del mondo.

                                                     A
                                                    T E
                                                              B U O N
                                                                                N A T A L E !
                                                                           france:Joyeux Noel
                                                                         spagna:Feliz Navidad
                                                                      inglese :: Merry   Cristmas
                                                                   greco  : Kala   Christouyenna
                                                                tedesco : Fröhliche  Weihnachten 
                                                             arabo:Idah Saidan Wa Sanah Jadidah
                                                           sardo : Bonu nadale e prosperu annu nou            
                                                          svedese: God  Jul and (Oc) Ett  Gott  Nytt År
                                                     giappone:Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto
                                                  cinese (Mand): Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan
                                                olandese:  Vrolijk Kerstfeest  en een  Gelukkig  Nieuwjaar! 
                                            russo:Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom 
                                          Portoghese  che si parla in  Brasile : Boas  Festas e Feliz Ano Novo
                                        Polacco:Wesolych Swiat Bozego Narodzenia - Portoghese: Feliz  Natal 
                                 Boemo:Vesele Vanoce -  Oland: Vrolijk  Kerstfeest  en een Gelukkig  Nieuwjaar! 
                                            
Rumeno:Sarbatori vesele
                                       
Indonesiano: Selamat Hari Natal
                                Sloveno: Vesele Bozicne. Screcno Novo Leto
                             Coreano: Sung Tan Chuk Ha - Croato: Sretan Bozic
                            Afrikaans: Gesëende Kersfees -Eritrean: Rehus-Beal-Ledeats!


Tante lingue per augurare la stessa cosa ai lettori di questo blog: un buonissimo Natale!

maestrocastello.

lunedì 20 dicembre 2010

Per Natale doniamo una goccia.

“Sono convinto che se dobbiamo recitare il Padre Nostro tra poco e qualcuno dice di prenderci per mano, fin qui è facile” - così diceva don Tonino Bello -  “ma prenderci per mano per la strada, quello è difficile.  Prendersi per mano in treno, quello è più difficile, quando ci spintoniamo tutti quanti per avere un posto. Prendersi per mano nella vita, quello è molto più difficile”.  Di quanto sia difficile prendersi per mano, ne ho avuto prova  leggendo  stamane l’ennesimo caso di stupro su  una tredicenne di Gravina di Puglia da  parte di quattro ragazzi (3 minori e uno di appena diciott'anni della stessa città) e il tutto è stato scrupolosamente ripreso col cellulare, a scopo di ricatto. Questi quattro non l’hanno presa per mano la ragazza di Gravina, l’hanno presa e basta e l’hanno presa con la forza. Questa è la cultura del maschio del tremila che non deve chiedere mai, che non può perdere tempo a conquistare una donna, col rischio che entrino in ballo i buoni sentimenti di cui egli  ha ormai poca dimestichezza.  Questi ragazzi sono il prodotto di una società malata che si è ridotta a  valori come  l’apparire, il possesso, il turpiloquio. Ai nostri giovani regaliamo, e  non necessariamente a Natale, i telefonini  che essi riempiono di messaggini sgrammaticati e  con la sintassi ridotta al lumicino. Non ci possiamo nemmeno lamentare, perchè  ad educarli non è più la famiglia o la scuola, ma la casa del Grande Fratello. Bisogna dire anche che  i giovani non sono tutti uguali e non hanno tutte le colpe se, consapevoli che non avranno mai una pensione, ora  si appoggiano a quella dei loro vecchi. Molti ragazzi, senza un lavoro, vedono i loro coetanei con tanto di laurea che sono ridotti a servire birra in un pub ed allora essi tentano in massa di entrare in case televisive, di sbarcare su isole di successo.  Sembrano tanti Pinocchio diretti al Paese dei Balocchi e poverini non sanno che il premio finale potrebbe essere un bel paio d’orecchie d’asino. Queste riflessioni  capitano a proposito, proprio sotto Natale.  In questi giorni d’ansia da regalo acquisteremo frivolezze, regaleremo frivolezze che andranno ad ammucchiarsi alla montagna di frivolezze che non entrano più nei nostri cervelli, ridotti a veri e propri cassonetti  spazzatura; perché da anni nessuno pensa più a dirottarli ad un inceneritore. Come se ne esce? Dando un senso al Natale! Doniamoci un regalo fatto di speranza e perché non rimanga solo vuota illusione, riempiamo di qualche contenuto le nostre vite. Anche un solo proposito mantenuto, vi sembrerà una goccia; ma se ci pensate l’oceano intero è formato da gocce. Ad esempio, perdoniamo  un’offesa, senza pensare che avevamo ragione  e sarà una goccia importante. Per Natale regaliamo una goccia.

Buona vita!

maestrocastello

venerdì 17 dicembre 2010

Il Natale visto dai bambini.

Un bimbo era in giro con sua madre a visitare i presepi della sua città. Rimase   affascinato da un presepio fatto a regola d’arte, con paesaggi surreali, fatto di montagne di carta pesta, di case, di ponti e di luci colorate. Si mise a fissare ad uno ad uno i  tanti pupazzi diretti alla grotta, mentre sua madre gli faceva notare che ciascuno  recava un dono per il Bambinello Gesù come dimostrazione di amore. Allora il bimbo si accorse di essere a mani vuote. “Tutti hanno portato qualcosa – pensò - solo io sono senza doni” e mentre faceva questo pensiero si fece più accosto alla grotta e davanti al Bambino della mangiatoia:  “Domani ti porto una cosa bellissima – fece -  ti porto il mio nuovo game boy e due giochi che non ha ancora nessuno”. Il Bambino del presepio scuotendo la testa, gli sorrise dicendo: “Non voglio il game boy, portami invece il tuo ultimo tema in classe”.   “Veramente… - balbettò il bambino - … il maestro me l’ha dato da rifare!”.   “Non importa – disse Gesù – proprio per questo me lo devi portare, io sono venuto apposta per aggiustare le cose, per rifarle di nuovo  e poi….. vorrei ancora un’altra cosa da te, portami la tua tazza del latte”.  “La mia tazza del latte??  Ma è rotta!”- fece meravigliato il bambino.  “ Appunto!  Non ti ho appena detto che io aggiusto le cose? Tu puoi portarmi tutto quello che si rompe nella tua vita ed io te l’aggiusterò…  A  proposito, vorrei sapere ancora una cosa, come s’è rotta la tazza del latte? “.  Questa volta il bimbo fece molta fatica a parlare e scoppiando in lacrime confessò: “ Ho detto una bugia alla mamma, non s’è rotta da sola, ma in realtà l’ho gettata io per terra; perché ero arrabbiato” .  “Bravo, volevo proprio questa tua risposta in modo da poterti perdonare. Sono venuto al mondo appunto per insegnarti la via del perdono quando sei cattivo, dispettoso e bugiardo e lo faccio perché io ti voglio bene”. Gesù sorrise a quel bimbo che ora era rincuorato e poteva raggiungere la mamma che, confusa tra la folla dei visitatori, ora lo stava cercando.                                                                                                                            
Gli occhi dei bambini davanti al presepio ci regaleranno il senso profondo del Natale.


Buona vita e buon Natale dal maestrocastello!

martedì 14 dicembre 2010

E vieni in una grotta, al freddo e al gelo.

I ricordi più belli legati al Natale sono quelli dell’infanzia, vissuti a Sant'Agata di Puglia, un incantevole paesino del Sud che, se lo guardi d’inverno, pare proprio un presepe e siamo poco prima degli anni sessanta. La tradizione era legata unicamente al presepio. L’albero di Natale l’avremmo conosciuto più tardi nei films americani della televisione! Il Natale non arrivava mai per caso, ma era lungamente aspettato. Già dai primi del mese di dicembre facevamo alzatacce per recarci alla funzione del mattutino : mi rivedo bambino, troppo poco vestito, per  stradine innevate e ancora buie che camminavo incollato ad un adulto, al richiamo di una campana che ci reclamava alla novena del Natale. In tutte le case si allestiva un presepio con pupazzi strettamente di creta e per lo più rattoppati. Il ricordo più bello è legato alle casette che costruivo assieme a  mio padre muratore. Lui tornava da lavoro nel tardo pomeriggio e, dimentico della stanchezza, tirava fuori scatole di cartone ed insieme progettavamo casette, frantoi, ponticelli, mulini che dovevano servire all'allestimento del  presepio di casa nostra. Ricordo che i canti, le luci e lo stare in mezzo alla mia gente che cantava il "tu scendi dalle stelle" con le lacrime agli occhi,  mi facevano battere forte il cuore. Allora non avevo la consapevolezza della nostra miseria o forse l’avevo ; ma con essa avevo anche la speranza che qualcosa potesse cambiare per gente dal cuore semplice come il nostro. Il pranzo di Natale poi era un’altra bella aspettativa per grandi e piccini : in tempi di magra, almeno il Natale era l'occasione per fare una bella mangiata! E chi può scordare le nostre letterine? Prima era stata un’impresa per procurarci le cinque-dieci lire per acquistare la lettera con la porporina d’oro e d’argento e poi la fatica a scriverci dentro le nostre promesse, stando attenti alle macchie d’inchiostro e alle immancabili sbavature. Ma l’impresa più grande era sempre metterla nascostamente sotto il piatto di mio padre che doveva consumare il primo piatto fingendo prima indifferenza e poi sorpresa. "Caro papà, ti prometto che sarò più buono…. e giù una grossa lacrima dal viso paterno. I nostri regali? Eravamo una numerosa famiglia e un grande regalo era già quel discreto pranzo, almeno a Natale e con cibi messi da parte apposta per l’occasione. Oggi vi sembrerà poco, eppure noi eravamo felici anche di quel poco. Da tempo vivo questa festa con mutato sentimento e vorrei tanto ritrovare quei palpiti del bambino che sono stato. I moderni addobbi, le luci; questa moda dei tanti regali non riesce proprio a toccarmi come riuscivano a farlo le pochezze di un tempo. Il Natale di adesso è legato agli affetti, ai buoni propositi, al pensiero che nutro per quelli che non riescono a sbarcare il lunario, a coloro che lottano per la loro dignità, agli abbandonati in un letto d’ospedale; ai tanti che rischiano il posto di lavoro, a quelli che muoiono sul posto di lavoro, ai ragazzi che rischiano la vita in scuole fuori norma; a coloro che hanno come letto appena un cartone. A tutti costoro dico di cuore :
Un Buonissimo Natale !
maestrocastello

lunedì 13 dicembre 2010

Il ranocchio era sordo.




Ogni volta che vengo a conoscenza di qualcuno ch’è riuscito a portare a compimento  un progetto,  a realizzare un suo sogno nascosto; il cuore mi si illumina di gioia. Mi viene spontaneo pensare a quanti sacrifici si nascondono dietro ad ogni successo, a quanti momenti bui che vorresti chiamarti fuori dalla lotta e  a quante persone che, invece di darti coraggio, hanno fatto di tutto per farti gettare la spugna.  Per fortuna che esiste anche gente caparbia che si pone una meta e, crollasse anche il mondo, la persegue fino in fondo. Anche io un tempo ero nella schiera dei pessimisti che praticavano la filosofia del “ se non aspetti niente la gioia è più grande”. Poi la vita ti insegna che a non aspettare niente, non ti viene dato un bel niente; quindi ho iniziato a pensarla in maniera  positiva e da allora ho ricevuto molte cose belle. Certo che vivere in questa società che predica la politica delle eccellenze, le speranze del pinco pallino qualunque fanno  poi fatica ad avere  diritto di cittadinanza. Ma capita anche, chi l’avrebbe mai detto, che Davide possa  avere ragione di Golia e di  questi esempi ne sentiamo ogni giorno: donne che non avevano mai abbandonato la speranza di avere un bambino che diventano mamme alla soglia dei cinquanta, gente che la spunta su malattie ritenute incurabili, poveri cristi che ricevono schiaffi continui dalla vita e trovano sempre la forza per rialzarsi e riprovare di nuovo. Per fortuna che Il mondo è pieno di questa gente positiva, gente ostinata che non ha l’abitudine di perdere facilmente la speranza e va avanti. Come si fa ad essere positivi? Dicono gli studiosi di comportamento che una persona è il proprio pensiero ed il pensiero plasma il comportamento: se siamo positivi daremo risposte positive che avranno un impatto migliore sulla nostra vita. La positività risiede dentro  di noi e l’unico modo per essere positivi è deciderlo. Siamo  positivi e al resto penserà la vita! Dice il saggio : “Non importa  riuscire ad attraversare il deserto, l’importante è essersi messi in cammino”.  Bisogna provarci senza ascoltare nessuno.  A questo proposito mi piace ricordare la parabola del ranocchio corridore. “C’era una volta una gara ... di ranocchi. L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre. Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro. Cominciò la gara. In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo: "Che pena !!! Non ce la faranno mai!” I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima e la gente continuava : "... Che pena !!! Non ce la faranno mai!..." E i ranocchi si stavano dando per vinti tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere. Alla fine, tutti abbandonarono la gara, tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima. Gli altri volevano sapere come avesse fatto. Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova. E scoprirono che... era sordo!                                            
Fortuna per lui, dico io, e questa è la riprova che ascoltando solo se stessi è possibile andare lontano e ricordiamo poi che a vincere non è sempre il più forte.
Buona vita!
maestrocastello

venerdì 10 dicembre 2010

L’amore nel palmo di una mano.


Una mamma e una bambina stanno camminando sulla spiaggia. Ad un certo punto la bambino chiede: “Come si fa a mantenere un amore?” La mamma guarda la figlia e risponde: “Raccogli un po' di sabbia e stringi il pugno...” la bambina stringe la mano attorno alla sabbia e vede che più stringe più la sabbia le esce dalla mano. “Mamma, ma la sabbia scappa!!!” “Lo so, ora tieni la mano completamente aperta...” la bambina ubbidisce, ma una folata di vento porta via la sabbia rimanente. “Anche così non riesco a tenerla!”. La mamma, sempre sorridendo: “Adesso raccogline un altro po' e tienila nella mano aperta come se fosse un cucchiaio, abbastanza chiusa per custodirla e abbastanza aperta per lasciarla libera." La bambina riprova e la sabbia non sfugge più dalla mano perchè è protetta dal vento. Tutta eccitata poi ripete da sola con altri mucchietti di sabbia le fasi dello stesso esperimento. Ora lei sa come far durare un amore.

Mantra (autore anonimo)
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Per la riflessione.

I bimbi presi dalla loro innata curiosità amano scoprire il perché delle cose di tutti i giorni. Sono affascinati da ciò che gli capita intorno e l’adulto dovrebbe prestare sempre attenzione a ciò che colpisce un bambino, a prendere sul serio le sue assillanti domande; a riconoscere nel quotidiano le opportunità per sviluppare conoscenze ed interessi. Quindi un bimbo libero, prendendo spunto dagli stimoli circostanti, è pronto a porre domande anche sui temi più complessi che mettono spesso in seria difficoltà un adulto. La mamma del racconto se l’è cavata in modo eccellente, utilizzando un esperimento concreto per spiegare una cosa astratta come il sentimento d'amore e l’esempio è il mezzo che la bimba gradisce di più. Come si fa d'altronde a spiegare a un bambino la durata di un sentimento come l’amore che spesso ignorano  anche i grandi? Certo quella mamma ha omesso di dirle che l’amore quando viene soffocato dalla gelosia, poi finisce che sfugge di mano. Non ha detto che la troppa libertà nel rapporto d’amore è come lasciare nella toppa la chiave di casa e partire in vacanza. E’ proprio vero che l’amore è un sentimento bizzarro e deve risiedere in un guscio ideale: né troppo libero, né troppo costretto. Si sa che l’istinto si trasforma in passione che presto brucia ed è facile preda delle folate di vento; mentre l’amore sincero è capace che possa durare per anni.  L’amore assomiglia a quelle piante da interno che richiedono il giusto spazio, la giusta angolazione di luce, vanno annaffiati ogni tanto, senza esagerare, e se poi gli parlate ogni tanto, sembra che crescano meglio. Ma esiste un segreto per mantenere un amore? ”Voici mon secret,” “Ecco il mio segreto – disse la volpe al Piccolo Principe- è molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi...  Tutto il tempo che hai perduto per la tua rosa fa della tua rosa una cosa importante.” Tutto il tempo che avremo dedicato per il nostro amore, fa di quell’amore una cosa importante e l’amore per durare richiede attenzione.

Buona vita!

mercoledì 8 dicembre 2010

I regali non sono cerotti.

Se il ponte dell’Immacolata ha permesso a qualcuno di staccare la spina, regalandosi una vacanza mordi e fuggi, per chi è rimasto in città è iniziata la caccia al regalo di Natale. Nella società dei consumi la consuetudine di fare regali non conosce periodi di crisi e spuntano come i funghi molteplici nuove giornate di festa e si va così perdendo sempre più la connotazione della rarità dell’avvenimento gioioso, come avveniva un tempo. Sembra più non valere la regola antica: più è rara l’occasione del regalo, più il regalo diventa prezioso. La pubblicità fa leva maggiormente sui bambini che sono l’anello debole della catena sociale e tanti adulti sono talmente convinti che il consumo sia un modo per rimarginare le ferite nei rapporti fra le persone che lo usano come mezzo per recuperare anche il rapporto con i figli. Purtroppo dobbiamo convenire che anche la nostra struttura sociale non ci aiuta nel compito di garantire un adeguato livello quantitativo di tempo verso i nostri figli; allora ci si arrangia come si può e si sviluppa un senso di colpa da parte dei genitori che cercano di compensare le proprie mancanze con degli oggetti. Quanti genitori, afflitti dal senso di colpa per aver trascurato i loro figli, credono di rimettere tutto a posto con un bel giocattolo? Il potere ci fa credere che la nostra felicità passi solo attraverso il possesso: così finiamo per ignorare le altre dimensioni dell’essere umano: la spiritualità, la socialità, l’affettività, la gratuità. Conosco figli di genitori separati che hanno montagne di giocattoli a casa del padre, altrettante montagne a casa della madre; ma dimostrano poco entusiasmo. Tutti quei giocattoli sembrano cumuli di cerotti per curare le ferite che quei bimbi portano nel cuore. Le mappe cognitive ed emotive dei bambini si formano principalmente nei primi tre anni di vita, anni nei quali essi ci riempiono di domande filosofiche del tipo: “Perchè il cielo è in alto e la terra è in basso?” , “Perché le persone muoiono?”, “Perché dal pancione della mamma nascono i bambini? “ e un genitore deve essere presente e pronto a rispondere per tempo; altrimenti lo farà qualcun altro in sua vece. La scuola potrà insegnare tante tecniche, anche in pochissimo tempo; ma i sentimenti hanno bisogno di un tempo più lungo e soprattutto di noi. Il regalo più bello a nostro figlio sarà regalargli più tempo: tempo per giocare, tempo per curare un suo raffreddore con la sola nostra presenza, tempo per raccontargli una favola (magari inventata al momento), tempo per strimpellargli una ninna nanna (conoscendo solo tre accordi), tempo per rimboccargli le coperte, tempo per  consegnarlo con un bacio nelle braccia di un sonno sereno. Per Natale, mi raccomando, regaliamo più tempo.


Buona vita!


maestrocastello

lunedì 6 dicembre 2010

Ci vogliono i riti.

"Per favore...addomesticami", disse la volpe.
"Volentieri", rispose il piccolo principe,"ma non ho molto tempo, però. Ho da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe.
"Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici.
Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe?"
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
“Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. ” Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”.


(da IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint Exuper)


Il piccolo principe è un libro fantastico. Un bimbo lo sfoglia come un libro di favole e per un adulto rappresenta un vero e proprio manuale di vita che permette riflessioni sull’uomo e su molteplici aspetti della vita. La trama è apparentemente banale: l’incontro nel deserto del Sahara tra un pilota d’aereo e il Piccolo Principe, l’uno precipitato per caso mentre pilotava il suo aereo e l’altro proveniente da un pianeta talmente piccolo che vi erano solamente una sedia con la quale il principe si spostava ogni minuto per vedere i tramonti, tre vulcani e una rosa indifesa. Fra i due nacque una profonda amicizia. Leggendo questo libro il lettore si innamora facilmente di entrambi i personaggi. Il pilota che capisce come i grandi si debbano abbassare al livello dei bambini, perché spesso sono colpiti solo dall’apparenza delle cose e non sanno vedere al di là della forma e infatti dice: “Tutti i grandi sono stati bambini, una volta, ma pochi di essi se ne ricordano“. Il piccolo principe, del quale emerge la personalità tipica di un bambino nel periodo dell’infanzia: curiosa, allegra, dolce e spensierata; capace di vedere l’essenziale, cioè quello che è invisibile agli occhi, non al cuore. L’amicizia è frutto di vicinanza ed aiuto reciproco e nasce dall’amore che si mette nelle cose come , ad esempio, dalla cura che lui ha per la sua rosa: “é' su di lei che ho ucciso i bruchi, perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o anche qualche volta tacere “ Solo così facendo, pur essendo una rosa simile a tutte le altre, è diventata la sua rosa. L’amicizia è un sentimento che non nasce per caso, è un’estensione dell’amore e, come l’amore, è conquista, è un assalto al cuore dell’altro; è un addomesticare i sentimenti di un altro. La tattica per addomesticare un amico è semplice e la suggerisce la volpe che sta offrendo la propria amicizia al piccolo principe: "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino.” L’apoteosi di questo sentimento è raggiunta poi con il rito dell’attesa che darà modo alla volpe di preparare il proprio cuore all’emozione di gioia che proverà all’arrivo dell’amico. Senza alcun dubbio, l’amicizia è il filo conduttore della nostra esistenza, che senza di essa, rischierebbe di essere vuota e incolore. Si inizia da piccoli, giocando con un pallone, magari bucato e cadendo graffiandosi le ginocchia, ed ecco che l’amico ti dà una mano per aiutare a rialzarti... Rubare i melograni da un orto e poi scappare perché sorpresi dal padrone e venire puniti restando chiusi in casa, ma l'amico è sempre là. Si ride, si litiga, si fanno cazzate e poi si cresce. Le strade iniziano a dividersi e gli amici diventano come le stelle: non le vedi sempre, ma sai che esistono, pronti ad ascoltarti... L’amicizia, quando è vera, dura tutta una vita. Non ha alti e bassi come l’amore, ma si comporta come un diesel che, una volta partito, ti fa fare il giro del mondo ad andatura costante. Si ha bisogno sempre di addomesticare un amico per camminare insieme ad un altro te stesso e credetemi che avere due anime è meglio di una solamente. Diceva il filosofo Francesco Bacone: “ l’amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce”.


Buona vita!


maestrocastello


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mercoledì 1 dicembre 2010

Cittadini alla carta.

Lunedì assistevo all’ultima puntata di “Vieni via con me”, ma l’ho gustata meno delle altre volte, perchè ero preso da mille pensieri. Ad esempio, mi chiedevo, perché non è stato possibile far leggere una benedetta lista anche al movimento o partito per la vita ed eravamo tutti più contenti? “Perché avremmo accettato automaticamente di essere dalla parte del torto”, hanno detto Fazio e Saviano, “di essere accusati di essere il partito della morte; mentre abbiamo raccontato storie d’amore e di vita”. La cosa mi ha comunque infastidito. E’ un vizio tutto italiano quello di fare sempre crociate: guelfi o ghibellini, bianchi o neri, Ettore o Achille, Bartali o Coppi, fascisti o comunisti; non c’è mai una via di mezzo: o con me o contro di me! Non ci hanno abituato a dialogare, insegnato che rispettando le idee dell’altro, ascoltando le sue ragioni; l’altro potrebbe avere rispetto delle tue di ragioni. Metteteci pure una classe politica che fomenta lo scontro, anziché invitare al dialogo e l’opera è completa. Dicono tanto di abbassare i toni e poi, fanno continui teatrini in presa diretta, degni del più chiassoso mercatino rionale. Questi finti moralisti col culo appiccicato alle loro poltrone che per un voto tradirebbero la madre. Ricordate il caso di Eluana? Erano pronti a fare una legge in poche ore, pur d’ingraziarsi il mondo cattolico. Morta Eluana, se né fatto più nulla? Fumo, solo fumo come sempre! Mi piacerebbe essere un cittadino alla carta, uno che potesse tranquillamente scegliere da che parte stare, senza dover rendere conto ad alcuno, senza subire aggressioni verbali da chi la pensa diversamente; di poter scegliere, da malato terminale, se staccare la spina o tenerla attaccata fino alla fine, senza che tanti si sentano in diritto di farmi la morale. Diversità è un termine che proprio non ci vuole entrare nella testa. Negro, musulmano, zingaro, lavavetri, gay, scioperante, figlio di puttana e quant’altro; è tutta gente che fatichiamo ad accettare. Ci hanno abituato fin da piccoli, tutti con lo stesso grembiulino, col fiocco blu al braccio e quello rosa in testa e una morale bell’e confezionata che non si deve discutere. Tentano di imporre a tutti la loro morale perché hanno la presunzione di essere i soli depositari della verità tutta intera; mentre si tratta solo della loro verità. Recita l’adagio che la verità era uno specchio che, cadendo, si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e, vedendovi riflessa la propria immagine, credette di possedere l'intera verità. Quella che vediamo tutti è solo la nostra parte di specchio. Altro nugolo di pensieri mi hanno assalito all’annuncio in diretta di una dipartita. Mario Monicelli, noto regista, ha deciso a 95 anni di andare incontro alla morte, senza attendere il suo arrivo, ed è saltato giù dal 5° piano di un ospedale romano. Ho molto rispetto per chi si suicida. Non mi permetto di dare giudizi, come non andrebbe fatto da parte di nessuno; ma siccome questo gesto fa a cazzotti con la morale comune; domani questi giudizi li sentiremo pronunciare puntualmente da qualche benpensante, dimentico dell’artista che ha raccontato sempre la gioia di vivere: Amici miei, Il marchese del Grillo e tanto Totò… ha scelto di morire a modo suo? D'altro canto la vita offre a volte ottime ragioni per pensare di farla finita. Ma riflettere sul senso della vita può anche portare a ricevere in dono una speranza, che regala pazienza e voglia di lottare sino in fondo. Monicelli ha optato per una morte alla carta e probabilmente Qualcuno, un giorno, gli presenterà il conto; ma non sta certo a noi giudicare.
Buona vita!
maestrocastello.